La giusta distanza
per i ragazzi della gru di Brescia
35 metri al di sopra dell’immota
italica discarica
avvolti dal ferreo scrigno
della macchina
sposta-carichi
movimentatrice del macigno
cugina di viaggio
del sogno-incubo
acciaio, rotelle e funi
di un malinterpretato sud/nord
da funesto teatrino domenicale
di periferia d’impero
che mortifica la terra
scavando tunnel di velocità
nel nostro buco nero della storia
là per questo
scavatrice piangente
di metropolitane
che oggi nel tuo bozzolo
accogli
ragazzi dai volti bruni
in cerca
della distanza giusta
per tenere d’occhio
il Paese dei Furbi
giá culla di Scelba e Maroni
faine di Prima e Seconda Repubblica
di Pinocchio
del Gatto e della Volpe
vigila la gru sentinella
sulle compagne addormentate
distese su sabbie mobili
travestite da valletta amena
la giusta distanza
dell’uccello migratore
che tira il collo in fuori
protendendolo verso il sogno
e non lo rincagna, come la cugina cicogna,
che indietreggia dall’incubo del viaggio
esposti al vento e alle intemperie
sotto la volta di stelle bresciane
in un emisfero che non manifesta
la costellazione della gru
d’estate foriera
sei ragazzi
dai berretti colorati
avvolti nelle trapunte
issate da amici terrestri
renitenti agli interventi
di falsi samaritani istituzionali
laddentro si ripassano
il lemma arabo antico gharaniq
le tre dee gru esaltate
del pagano versetto maledetto
gharaniq bistrattato antenato
della gru and of the crane
fantasiosa macchina
di uccelli imitatrice
utilizzata da Sinan, l’architetto
per racchiudere nella pietra
masso sopra masso
fantastiche interpretazioni
di luce e di aria
in una terra
di diaspore antiche
dove le gru
nidificano sull’Ararat
Pina Piccolo, 8 novembre 2010