I Grandi Convitati di Pietra si sono mossi
a infestar l’Europa e il mondo
aleggiando con la loro marmorea carne
sui liquami del soldo e della razza.
Macigni contro il portale del tempo
sfugge da qualche piffero il tanfo
spandendo tra sepolcri imbiancati
olezzo di gas, petrolio e supremazia
di uranio arricchito
sulle sciagure umane.
(poesia di anonim* ricevuta da Pina Piccolo)
Per anni qui a Imola mi sono chiesta perché la presenza del Palazzo del fascio che imponente si erge al centro della città deturpandone i connotati non avesse generato alcuna attenzione o avversione di ordine ideologico da parte della popolazione, a parte l’accenno a un po’ di fastidio visivo per l’interruzione alla continuità dell’estetica rinascimentale, e nessun ‘appunto’ da parte delle istituzioni di ‘sinistra’ che l’hanno governata ininterrottamente per oltre 70 anni. Naturalmente ogniqualvolta esprimessi le mie perplessità queste sono sempre state velocemente liquidate dalle amiche autoctone come bizarre farneticazioni di una straniera eccentrica che non capisce come l’addensarsi della Storia sull’italico suolo lo renda indenne da questa tipologia di interrogativi o eventuali interventi di contestazione (se ci sono stati dei tentativi di almeno mettere un cartello o una placca che ne denunciasse il messaggio, gradirei esserne informata).
Devo ritenermi fortunata perché, forse grazie agli stimoli dell’attualità, ho ricevuto in forma anonima la poesia che ho pubblicato sopra come glossa contestatrice alle parole del discorso di Mussolini inneggiante al fascismo, alla guerra di occupazione e al colonialismo scolpite su questo tempio insieme ai bassorilievi che illustrano la missione ‘civilizzatrice’ in Etiopia dell’operoso popolo italiano (nella fattispecie emiliano romagnolo, interventi architettonici simili si trovano anche nelle città vicine come Faenza e Forlì). Qui trovate il discorso di Mussolini nella sua interezza e sotto riporto lo stralcio scolpito, indicandone con foto la collocazione all’interno del palazzo/monumento. Ho qualche remora a pubblicarle perché, da bianca, sento vergogna di quanto è avvenuto e continua ad avvenire nella storia a nome di una presunta ‘supremazia bianca’, ma credo che l’atto di rendere pubblica una cosa che nascostamente continua a spargere i suoi veleni possa servire come spunto per una critica dettagliata dei meccanismi e delle strategie della propaganda architettonica suprematista (parlando di invisibilizzazione, nei sei riquadri che compongono il bassorilievo non si intravede nessuna presenza africana; è tutto un discorso visivo programmatico colonizzatore in cui gli incontrastati protagonisti sono uomini bianchi, i loro arnesi di lavoro, le loro armi e virilità, qualche sparuta rappresentanza femminile- sia mitologica che realistica- con l’immancabile donna bianca con pargolo attaccato al seno). Parlando di ‘pargoli’ un po’ più cresciuti, nello spirito di quanto sta accadendo in tutto il mondo, mi piacerebbe ricevere dalle giovani generazioni imolesi delle riflessioni, delle analisi più approfondite di questo sciagurato monumento che accompagna nella quotidianità le loro giovani vite, viziando l’aria e facendo respirare loro, a propria insaputa, un gas velenoso storico che non è stato mai né bonificato né debellato e che varrebbe la pena contestare.
Le parole di Mussolini scolpite in cima:
Il popolo italiano ha creato col suo sangue l’Impero, lo feconderà
col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue armi –
In questa certezza suprema levate in alto legionari le insegne,
il ferro e i cuori a salutare dopo quindici secoli la riapparizione
dell’Impero sui colli fatali di Roma. Ne sarete voi degni?
Questo grido è come un giuramento sacro che vi impegna
dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini per la vita e per la morte.
Discorso pronunciato da Mussolini a Roma la notte del 9 marzo 1936, XIV dell’epoca fascista.
E di di seguito alcune foto di alcuni dei riquadri del bassorilievo:
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