ITALIANI-ITALICI ALLA RISCOSSA: A MORTE BELLO FIGO! aggiornamento satirico (Reginaldo Cerolini)

ITALIANI-ITALICI ALLA RISCOSSA: A MORTE BELLO FIGO!

 

“Ai morti di questi lunghi mesi e dei prossimi, di ogni frontiera e costa, la cui dignità e diritto di vita sono scritti nel ventre del cielo a imperitura memoria come frutti del futuro”

  1. Cerolini 29 Nov. 2016 Como

 

Leggo sul Corriere della Sera 27 Gennaio 2016 – Lombardia (pag.11)- che a Borgo Virgilio, precisamente nel Palazzetto dello Sport comunale, della frazione Cerese, il Sindaco Beduschi vorrebbe annullare il concerto di capodanno, per adolescenti dai 14 ai 18 anni, in cui era prevista la presenza dello YouTuber Bello Figo. Il tutto a seguito delle minacce indirizzate da gruppi razzisti e/o di destra agli organizzatori dell’evento.

A leggere bene l’articolo, della giornalista Pinardi, c’è spazio per un po’ di sfumature e quindi il sindaco invita organizzatori e show-man ad andare in Comune “ se proprio ci tiene a mandare il suo messaggio” giacché – riferisce sempre il sindaco- ci sarebbe stata una scorrettezza da parte degli organizzatori non avendo da subito reso palese la presenza perturbante del cantante. La giornalista, d’altra parte, ci informa che invece attraverso la ricerca dell’Associazione Bay Bay School (sic!) sarebbero stati proprio i ragazzi a richiedere il parodista rap. La morale? Blackout o ‘colpo apoplettico collettivo’ di un’italica cittadina di periferia. Eccoci dunque, dove – con la precedente recensione- avevamo ipotizzato saremmo arrivati con il fenomeno Bello Figo. Mi riferisco a quell’ultimo tratto della recensione dove, sospettavo ci sarebbe stata una difficile sfida sia per gli afro-italiani che per gli italiani-italici nel fruire del modello immaginativo proposto dallo srapper negro Paul Yeboah (vero nome dell’artista).

Il quadro che ci si presenta è topico, e penso non isolato; infatti abbiamo il potere economico di un gruppo privato di organizzatori; un luogo pubblico in affitto ed a gestione comunale; la richiesta di studenti che vogliono da YouTube la presenza live del fenomeno nostrano del momento; la dimensione internet teatro, tra le molte cose, di guerre ideologiche (e non solo) che permette la sopravvivenza ad un bellicoso gruppo di razzisti e/o di destra; dulcis in fundo l’ironia complessa di un prodotto moderno d’intrattenimento: Bello Figo.

Quello che non sospettavo è come Bello Figo in pochi mesi, da quando concepì la recensione (apparso recentemente su lamacchinasognante.com http://www.lamacchinasognante.com/un-negro-bellofigo-lo-srapper-dallironia-complessa-reginaldo-cerolini/ ), per cause di forza maggiore, sarebbe diventato la pecora ‘nera’ (sic!) di un sentimento e risentimento italiano, ma con echi internazionali. Prima di rispondere a come ciò sia stato possibile, facciamo qualche passo indietro sul 2016.

Il 2016 ci si presenta come un anno un po’ tragico, di una tragicità da isteria diffusa quasi in modo clinico. Un brevissimo elenco di fatti: attentati di Parigi; lo spettro dinamitardo, da arma da fuoco, da armi bianche e da convogli omicidi marcato Isis; l’intensificarsi drammatico degli sbarchi nelle coste europee; l’ossessione della difesa dei confini europei con conseguenti rimpalli di responsabilità e durezza; l’uccisione sospetta di afro-americani da parte della polizia; il volgere della fine del mandato di Obama (negro: per chi non se ne fosse accorto) e la vittoria inaspettata (insomma!) di Trump (bianco: abbastanza misogino e a tratti razzista in una nazione che nasce nella multi etnicità); L’assurdità di Aleppo; le morti illustri quali, per dirne alcune, David Bowie, Dario Fo, Prince etc. .

Ora tornando al contesto italiano, se si vede la televisione, si guarda internet, se si leggono i giornali con i loro numerosissimi allegati, la presenza della diversità, nello specifico la diversità negra non è mai stata tanto vistosa e presente. Dai fenomeni migratori, alla mostra di Basquiat al Mod di Milano, passando per i successi discografico-editoriali di artisti negri, dalle modelle post-naomi agli sportivi nazionali, europei e mondiali. Il negro, per fare una battuta, in mesi di estrema radicalità è il colore dell’anno. Ovvio con tutta la tragicità ed il simbolismo relativo. Questo il vasto contesto di ‘forza maggiore’ in cui si deve inserire il fenomeno di Bello Figo.

Tornando allo spettacolo che sarà forse sospeso, non si può che considerare la serie di eccedenze e frustrazioni che con esso porta. Quindi, al di là della trattativa economico-organizzativa delle parti in causa – Comune, Organizzatori, Performer-, senza però dimenticare che senza questa probabilmente non esisterebbe né fatto né discorso (sic!), avvertiamo subito come il potere mediatico conquistato a suon di click da Bello Figo, e il lustro consacrante della tv, abbia toccato nel vivo le istituzioni (appannaggio dello stato e del suo bradi psichismo). Dall’altra parte ci sono coloro che in linguaggio internauta odierno sono gli hater contrapposti ai liker dai quali e attraverso i quali la notorietà del cantante ha preso forma.

Quello che sorprende di questo fenomeno è come il mezzo internet, i media e la realtà concorrono ad impattare e plasmare i fatti nella sfera del quotidiano, del sociale, del politico e dell’economico. Non si tratta di un semplice specchio ma di una proiezione tridimensionale dove, il punto di vista di chi vede sfocia in ciò che è visto.

Veniamo però ai fatti, su come ciò sia stato possibile. Alziamo il tiro con un’altra domanda. Un negro che srappa dal selvaggio e/o periferico (sic!) mondo YouTube, che sale agli onori della celebrazione nazionale tramite l’ambigua legittimazione rituale della televisione (data storica 2 dicembre 2016 su Rete 4) e che occupa gli spazi pubblici grazie al proprio potere generazionale, può rappresentare i desideri dei giovani italiani? E soprattutto cosa diavolo ha Bello Figo da dire agli italiani!?

Sarebbe semplice rispondere con sprezzante moto da mercante-pubblicitario che niente è più legittimo di ciò che si vende conforme alle leggi di mercato. La merce si vende su richiesta, la sua stessa produzione non ha altra ragion d’essere. Rispondendo così, si rischierebbe di valutare il potere espressivo, liberatorio e sovversivo di internet, fra cui i legittimi e degni figli – di una progenie che si stima vasta come i miti greci- sono YouTube, FaceBook, PornoTube etc. . Si rischia oltre tutto di non vedere la carica immediata ed ironica di Bello Figo. Con lui si parla, come ho già detto, di merce che scotta perché non classificabile, a scapito di voler capire anziché livellare in un giudizio immediato e superficiale. Per tanto, sicuramente i tratti più immediati del prodotto sono le contraddizioni e le negazioni che suscita. Per dirla con Montale in ‘ non chiederci la parola ‘ e in modo particolare il verso conclusivo … ciò che non vogliamo è una degna incognita del fatto di cui stiamo parlando. Bello Figo è, di fatti, uno straordinario correlativo oggettivo dell’epoca italiana, perché che piaccia o meno incarna un’ironica complessità. Immediato, dissacrante come I Simpson e stratificato come la diversità che nel Paese sedimenta grazie alla varietà dei figli di prima, seconda e ormai terza generazione è contemporaneamente suscettibile di diverse letture. E’ un prodotto vivo eppure impalpabile. Piace ai ragazzi e ai post-adulti under 35 per l’urgenza demenziale e sensoriale a cui le sue atmosfere conducono. Esprime, tratto rilevante, lo stesso sentire e vivere le situazione etniche di migliaia di stranieri di ogni parte del mondo che si trovano a vivere in Italia e che condividono l’internazionale dimensione You Tube. Parimenti dispiace ai razzisti e/o di destra perché è negro, perché in quanto negro non si preoccupa neppure di essere come i suoi antenati ritmato ed intonato, poi cosa ancor più grave osa scherzare, sfottere e prendere letteralmente per il culo i modelli etici dell’immaginario italiano di massa e mette così la pulce agli italiani-italici che in definitiva i negri, così come l’orda spaventosa di migranti (arabi, albanesi, africani, rumeni, russi, slavi, sudamericani etc. ), possano essere esteticamente divertenti. Colpa gravissima perché sfiora l’ossessione cool di cui anche noi italiani siamo succubi. L’ironia poi, arma intelligente e tagliente, colpisce sempre gli estremisti perché, di norma, non comprendono il suo doppio livello, di accettazione e trasvalutazione (la parodia è una delle sue forme) della realtà.

Qui però l’isteria dei razzisti e/o di destra, dietro l’anonimato, prende tinte fosche ed assurde, in quanto le minacce fatte agli organizzatori, ai ragazzi che vorrebbero godere dell’evento, alle istituzioni che ospitano l’evento e in prima persona all’artista Bello Figo testimoniano una grave ed attuale realtà di violenza, intimidazione e prevaricazione. Atteggiamenti inaccettabili.

Da dove viene tanta assurdità? Viene dal fatto che Bello Figo è –suo malgrado (o non calcolata eventualità)- un simbolo di oscena differenza, di legittimazione della migrazione e del concetto che la nazionalità sia un ininterrotto e mai terminato flusso globale e in buona sostanza simbolo della lunga crisi che ha colpito il mondo dal 2008 e non è ancora sedata. Così, ad ogni clic e passaggio mediatico lui lascia lo strascico di un’Italia sostanzialmente cambiata e più simile al personaggio dello showman di quanto si creda. Di certo non si rimane indifferenti al suo messaggio.

Certo all’uomo Paul Yeboah resta da definire che pieghe il personaggio Bello Figo debba prendere, o se deve essere una parabola destinata a stare lontana dalla storia e dalla di essa corrosività. All’arte è possibile anche questo.

Come finirà?

Difficile rispondere. Lo stesso ‘amareggiato’ artista, dice per interposta persona che minacce del genere sono già avvenute senza che succedesse niente. Mah! Risposta tattica, ambigua e forse anche umanamente singolare perché mostra l’ingenuità e la fragilità del cantante e di chi gli sta dietro. Ma anche rabbia verso chi con la violenza e facendo leva sull’intimidazione crede di cancellare l’oscena diversità che ci accomuna.

Preferisco dunque rispondere alla domanda, su come finirà, con una provocazione, pensando alla meravigliosa canzone di Lucio Dalla L’anno che verrà, che tra parentesi è il 2017 e ci permetterebbe così di mandare a fanculo gli scongiuri e le superstizioni da ‘terra del rimorso’.

Sarebbe auspicabile che le case discografiche insieme alla discografia indipendente ed ai rapper italiani ed internazionali per una volta si schierassero dalla parte di Bello Figo eleggendolo magari come rapper dell’anno senza un solo disco venduto; sarebbe auspicabile che i liker uscissero di casa attraversando noia e distanza per rivendicare al – già mitico- Palazzetto dello Sport della frazione Cerese di Borgo Virgilio la propria razione di srap ironico e fanculistico; sarebbe auspicabile che Bello Figo forte del proprio potere mediatico e del proprio talento gridasse, per una volta, gratuitamente il proprio diritto d’espressione senza tenere conto di mediazioni economico-organizzative col comune o l’associazione di riferimento; sarebbe auspicabile che il Comune di Borgo Virgilio e tutti quelli periferici d’Italia, si prefiggesse di farlo cantare proprio per vanificare le minacce dei razzisti e/o di destra o agli apolitici di Mantova ai Virgiliani ; sarebbe auspicabile che gli afro-italiani tuonassero a favore di Bello Figo con tutte le lingue dell’Africa, i dialetti italici e la bella lingua italiana e con essi i Resto del Mondo-Italici (diversi solo per provenienza e con una miriade di problematiche sociali simili); sarebbe bello che andassero tutti come un’orda umana di meticciato e forza a sberciare una delle parodie di Bello Figo, come Non pago affitto o Vaffanchiulo; e tutto questo perché sarebbe un catartico momento di affermazione del diritto alla differenza. Chissà che in attesa del Papa Nero (stereotipone razziale non indifferente, reso ironico solo dai geniali Pitturafresca), la storia non abbia voluto beffarci e mostrarsi nella foggia post-shakespeariana di uno stonatissimo Giullare Negro. Questo ciò, che sarebbe bello, anzi figo! La realtà però, come sappiamo, in amarezze e gioia supera di gran lunga auspici e fantasia.

Ma poi a morte chi vi va? Oh! Nessuno, diamine nessuno, ma lunga vita a Bello Figo!

 

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