Lettera aperta sulle prossime operazioni navali nel Mediterraneo

Questa è la mia traduzione di un articolo apparso su The Guardian del 21 maggio 2015 che riporta i temi di una lettera aperta scritta inizialmente da 300 studiosi ed esperti di migrazione nel Mediterraneo per confutare lo “spin” utiilizzato nelle ultime settimane per giustificare azioni di guerra contro la Libia adducendo come pretesto la necessità di fermare “la nuova tratta degli schiavi”.

 

Guardian 21/05/2015

Suscita rabbia la retorica EU sulla “tratta degli schiavi” mentre iniziano le operazioni navali nel Mediterraneo ( di Patrick Kingsley, corrispondente sulla migrazione)

 

Più di trecento tra i più importanti esperti di migrazione hanno denunciato i progetti di azione militare contro i contrabbandieri libici in quanto ricordano le azioni intraprese da alcune nazioni che hanno facilitato la tratta degli schiavi nel 18esimo secolo. I tentativi di giustificare gli interventi militari facendo confronti con la soppressione del commercio degli schiavi nel 18 secolo sono “completamente interessati” e si basano “ su una pericolosa distorsione della storia”.

 

L’intervento degli accademici è in reazione alla decisione della UE lunedì di dare avvio ad operazioni navali che avranno come bersaglio la complessa rete di contrabbandieri libici che trasportano centinaia di migliaia di migranti verso l’Europa ogni anno. Nel corso delle discussioni che hanno poi portato alla decisione, alcuni politici della UE hanno equiparato la missione che erano in procinto di lanciare ai tentativi di porre fine al commercio degli schiavi nel 18esimo secolo. Il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi ha descritto i contrabbandieri di persone come “ i mercanti della tratta del 21 secolo” che devono essere “consegnati alla giustizia”.

 

Ma 300 esperti di migrazione che operano in università come Oxford, Yale, Harvard, the London School of Economics, The School of Oriental and African Studies, Yale e Princeton hanno rovesciato le argomentazioni di Renzi dicendo che sono invece le azioni della EU che richiamano maggiormente la mentalità degli stati schiavisti del 18 secolo. Affermano infatti che tentando di distruggere le reti di trasporto dei profughi senza mettere a disposizione rotte alternative sicure per uscire dalla Africa del Nord , l’Europa tenta di limitare i movimenti degli africani con azioni che evocano quelle dei schiavisti del passato.

 

Scrivendo sul sito web di OpenDemocracy, i 300 esperti affermano, “Il tentativo di distruggere il trasporto dei profughi da parte dei contrabbandieri con la forza militare non significa compiere un nobile gesto contro il male della schiavitù o contro la tratta. Vuol dire semplicemente continuare la lunga tradizione delle nazioni, compresi gli stati che praticavano lo schiavismo nel 18esimo e 19esimo secolo, che usavano la violenza per impedire a certi gruppi di esseri umani di muoversi liberamente”.

 

Argomentano che le virtuose dichiarazioni secondo cui si cerca di porre fine alla storia della schiavitù è sia un tentativo “completamente

interessato” di mascherare la mancanza di volontà da parte dell’Europa di creare modi sicuri di accedere alle coste europee, come pure “ una interpretazione “chiaramente falsa” della storia della tratta degli schiavi.

 

L’articolo dichiara “Come le ricerche sulla storia dello schiavismo dolorosamente rivelano, ciò che sta accadendo nel Mediterraneo oggi non ha neppure una lontana somiglianza con la tratta transatlantica degli schiavi. Gli Africani schiavizzati in quell’epoca non desideravano affatto spostarsi… Oggi quelli che intraprendono il viaggio verso l’Europa desiderano spostarsi. Se fossero liberi di farlo, si servirebbero di voli che le linee aeree low cost gestiscono tra il Nord Africa e l’Europa per una frazione di costo pagato da loro per il passaggio per mare che è estremamente pericoloso. E non sono i “commercianti di schiavi” o “operatori della tratta” a limitare il loro accesso a questa modalità di viaggio senza pericoli.”

 

Questi 300 accademici fanno parte di un coro sempre più numeroso di critici che si sono espressi contro l’azione militare. Separatamente, la guardia costiera italiana che coordina le operazioni di ricerca e salvataggio nella parte sud del Mediterraneo per l’Europa ha dichiarato al Guardian lo scorso lunedì che questo tentativo di distruggere il trasporto di contrabbando non porrà fine a questa grande ondata di migrazione. Entrambi i governi rivali attualmente al potere in Libia hanno affermato che le incursioni della UE nelle acque territoriali libiche costituiscono un attacco alla sovranità nazionale libica.

 

Le opinioni raccolte nelle reti di contrabbandieri libici suggeriscono che una operazione preventiva militare troverebbe difficoltà anche per motivi pratici. Secondo i contrabbandieri e i pescatori, le imbarcazioni per il trasporto dei profughi spesso non sono altro che pescherecci acquistati per un unico viaggio nei giorni precedenti alla partenza e che sono attraccate a porti civili fino alla sera della partenza.

 

A coloro che non fanno parte della transazione, il nuovo uso dell’imbarcazione   viene suggerito solo una volta che viene lasciato il porto nella prima parte della serata e una volta che viene gettata l’ancora a qualche distanza dalla costa per aspettare l’arrivo dei passeggeri con dei piccoli gommoni. Questa modalità offre alle marine europee solo una piccola finestra di opportunità per identificare le imbarcazioni destinate al trasporto dei profughi e per distruggerle senza mettere a repentaglio vite innocenti.

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